ho da dirvi alcune cose intorno all’abitare.

All’inizio del mio percorso professionale mi sono concentrata sulla buona progettazione: materiali, distribuzione degli spazi, quel dettaglio perfetto che consentisse ad un cantiere di diventare casa. Il mio obiettivo primario era convincere un cliente che poteva fidarsi di me oltre chiaramente al fatto che avrei creato una casa perfetta per le sue esigenze. Ripensandoci oggi non ho mai avuto nessuno stimolo esterno rispetto al vero significato di abitare, tutto era concentrato sulla resa stilistica se guardavo le riviste o al contenimento del budget se ascoltavo il cliente. Nemmeno l’università mi aveva educato in tal senso spingendomi verso la progettazione della città molto più che verso modi non convenzionali di immaginare lo spazio domestico. Poi è arrivato il lockdown e come molti ho iniziato a pormi spontaneamente alcune domande. Inizio a leggere e i viaggi come sempre mi vengono in supporto. A Basilea, settembre 2020, ancora in piena crisi pandemica, assisto alla prima mostra su eventuali e futuri cambiamenti a seguito di alcuni spunti che l’emergenza globale aveva proposto. Mi dispiace dirvi solo ora che qualche giorno fa si è conclusa una mostra in Triennale da titolo Home Sweet Home che affrontava (forse un po’ in ritardo) gli stessi temi, io stessa di solito molto attenta all’argomento sono riuscita a vederla nel suo ultimo giorno. Chiederemo a Triennale di fare una comunicazione più spinta, anche perché, quando la mia ricerca è diventata proattiva, ho scoperto quanto proprio Triennale avesse fatto tanto in termini di sperimentazione sulla casa.

Le case della triennale. Otto progetti di ambienti domestici contemporanei è stato il primo testo che ho acquistato, volendo partire forse da lontano.

Edito Electa, lo trovate in giro usato, anche su Amazon, un quaderno che racconta l’omonima mostra ideata e curata da Franco Raggi e Francesco Trabucco nel 1983, quando io avevo solo due anni. Nello stesso periodo della mia vita in cui leggevo questo testo succedeva qualcosa che mi spingeva a passare da un appartamento di 38 mq a una nuova casa studio, in cui avevo voglia di mettere dentro tutte le riflessioni intorno all’osmosi abitativa oltre a voler dare delle risposte tangibili alle mie domande. Ma di Poetica apt. vi ho già molto parlato.

La verità è che nonostante la casa sia stata al centro del dibattito sperimentale degli ultimi 100 anni poco di questo ha avuto un reale riscontro sull’edificato. Forse più che parlare di casa è urgente parlare di progetto. Dove è finita “la stanza per un uomo” di Franco Albini?

In occasione della “Mostra dell’abitazione”, Albini si occupa dell’arredamento di tre alloggi. Di questi, uno in particolare, la “Stanza per un uomo”, si eleva a vero e proprio emblema del vivere contemporaneo. In uno spazio di soli 27 mq, l’allestimento racchiude gli arredi e le soluzioni funzionali per uno stile di vita moderno. Pensato cioè per l’uomo contemporaneo. Un uomo, quello di Albini, sportivo, intellettuale e attento al culto del fisico (anche in termini di igiene). 1936

Quando nel 2017 ho lavorato al mio primo workshop avevo presente solo i criteri di progettazione di cui vi parlavo all’inizio, poi parallelamente alla mia crescita personale anche questo evento si è evoluto. Dopo l’esperienza di Housing for single people, presentata al salone del Mobile 2023, continuiamo a progettare case al di la degli schemi tradizionali. Ponendoci nuove domande, creando nuove abitudini. Facendo salotto.

Mi piace l'idea di poter condividere le mie ricerche e vederle trasformare in qualcosa di creativo da altri professionisti. La nostra non può essere una professione chiusa su se stessi, necessitiamo di interscambio per crescere e continuare ad essere Ispirati nel lavoro di ogni giorno per non ridurlo a mero tecnicismo.


LIBRI&CO SULL’ABITARE

Le case che siamo - Luca Molinari

Filosofia della casa - E.Coccia

Casa Rebus - Alessandro Scandurra - Giordana Ferri

Nove stanze - Come cambiano le nostre case - Podcast rai

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dicembre è il mese delle cose.